Philanthropic Psychology – Part 3/4

Come utilizzare il design per agevolare il benessere psicologico dei donatori in un programma di donazione regolare.

Se li hai persi o vuoi rileggerli,
qui trovi il primo articolo della serie 
qui trovi il secondo articolo della serie

 

GRAZIE E WELCOME

Ringraziare sempre e ringraziare bene.

Il primo ringraziamento deve essere caldo, rassicurante, il donatore deve capire di aver fatto la scelta giusta e di aver donato all’organizzazione giusta per sé.

La cosa migliore sarebbe ringraziare di persona, ma non essendo possibile ci sono altri validi strumenti, dal telefono ai messaggi inviati per posta fino alle email. 

Il senso di vicinanza e calore lo rendiamo inserendo elementi che possano rendere tangibile la relazione, per esempio un biglietto scritto a mano, una foto di un particolare beneficiario: una comunicazione che deve essere il più possibile personalizzata.

Dal mio portfolio: Card di Natale di Save The Children con un messaggio personale del Presidente.

 

Inoltre possiamo inserire un riconoscimento che attesti il cambiamento che è avvenuto e l’identità come donatore, oltre a un regalo che ha una funzione di premio, diversa rispetto alla fase di acquisizione in cui rappresentava più un incentivo. 

Dal mio portfolio: Attestato di Fondazione Veronesi che celebra il donatore regolare come un ricercatore ad honorem

Dal mio portfolio: Gadget di LAV per ricordare al donatore il suo impegno.

Per aumentare l’autonomia > Dare la possibilità al donatore di esprimersi e invitarlo a parlare di sé per farlo rendere conto del suo essere generoso, attento e consapevole del suo ruolo da Eroe. 

Dal mio portfolio: Nella lettera del Welcome Pack il donatore è invitato a raccontare di sé 

 

Per rendere il donatore più consapevole > inserire molte informazioni sull’impatto che avranno le sue donazioni. Inoltre è importante mettere in evidenza che il gap tra la situazione attuale e quella ideale si è ristretto grazie al suo sostegno. Questo farà sentire il donatore una persona migliore e aumenterà il suo benessere psicologico.

Dal mio portfolio: Pieghevole di WeWorld inserito nel Welcome Pack. Oltre ad avere un ruolo informativo, può anche essere utilizzato come cartellina per conservare i materiali

Per creare connessione > farli sentire ancora più parte di una community inserendo la testimonianza di un altro donatore e inserire un elemento di interazione per instaurare un dialogo, come una survey, chiedendo anche di condividere la propria esperienza. 

Un altro modo per migliorare la relazione è far percepire un senso di esclusività: per esempio indicando un referente ad hoc del programma al quale rivolgersi.

Grow love in each donation!

Il Welcome è solo l’inizio del programma: una volta che abbiamo ingaggiato il donatore e lo abbiamo ringraziato per la sua scelta, inizia il vero percorso con l’organizzazione, una love based relationship, che genera fedeltà, passaparola positivo, desiderio di fare sempre di più.

Il prossimo articolo parlerà di come mantenere viva e salda la relazione con i donatori regolari…

 

 
 
 

Philanthropic Psychology – Part 2/4

Come utilizzare il design per agevolare il benessere psicologico dei donatori in un programma di donazione regolare.

>> Se lo hai perso o vuoi rileggerlo, qui trovi il primo articolo della serie 

PROMOZIONE E ACQUISIZIONE

Per costruire un brand forte è necessario definire il profilo dei donatori.

Aderire a un programma di donazione continuativa implica un forte coinvolgimento sin dall’acquisizione, per questo è importante capire quali sono i valori e gli ideali del donatore, che può esprimere attraverso il suo ruolo e anche le identità più importanti per una comunicazione mirata ed efficace in modo da attirare persone in linea con il nostro modo di comunicare.

È un copy insolito, comprensibile a un target specifico che sa cogliere la provocazione.

 

Potrebbe essere utile sottoporre una survey rivolta a coloro che sono già i nostri attuali donatori in modo da rilevarne le caratteristiche per cercarne di nuovi in linea con queste. “Come ti senti quando doni per la nostra organizzazione? In cosa ti senti più connesso con il nostro lavoro/mission?”
Le risposte a queste domande possono poi essere integrate nei materiali di comunicazione.
Il donatore sarà attratto dal leggere le sue stesse parole, “stanno parlando proprio a ME?”

Dopo aver costruito il brand e definito il profilo dei donatori, la promozione del programma ha un ruolo fondamentale. Permette al target di acquisire familiarità con il messaggio, in modo che possa riconoscerlo e capirlo: quanto più il brand di un’organizzazione è conosciuto e presente nella testa dei probabili donatori, più sarà efficace la comunicazione. Inoltre un’organizzazione riconosciuta acquista anche prestigio e valore soprattutto se promossa in maniera coerente e chiara con la propria mission, rende il donatore fiero e orgoglioso di farne parte, e lo porta a un livello di coinvolgimento tale per cui gioisce dei successi che si raggiungono insieme.

 

Dal mio porfolio:  ADV WeWorld per acquisizione

 

Fai innamorare il donatore della tua organizzazione

All’inizio dobbiamo “piacere” al donatore e far leva sulle sue identità personali cominciando a sviluppare una organizational identity, mostrando perché vale la pena diventare un supporter.
Per coinvolgerlo dobbiamo definire una promessa, un macro obiettivo da raggiungere insieme, accompagnato da call to action specifica e tangibile da realizzare più nel breve periodo.

Indipendentemente dal canale di acquisizione, un percorso pensato per i donatori regolari deve riuscire a soddisfare i bisogni di autonomia, competence, connectedness perché quella che vogliamo instaurare è una relazione duratura in cui scambiarsi “amore”.

Autonomy

In direct marketing, un modo per rendere il donatore autonomo attraverso il design è creare moduli di donazione facilmente compilabili, con molto spazio per poter scrivere. 

Un’altra attenzione che i donatori apprezzeranno, è scrivere le lettere con un punto carattere di almeno 14pt, utilizzando paragrafi brevi per facilitare il donatore la lettera. 

Competence

Possiamo rendere competenti e capaci i donatori, dando risposte a tutte le loro domande implicite nel momento in cui devono donare, fornendo informazioni e chiedendo al donatore di fornire la soluzione.

La landing page di Charity:Water è divisa in blocchi ognuno dei quali risponde a una specifica domanda che il donatore pone a se stesso: “Cosa fai? Cosa dovrebbe importarmi? Agli altri come me importa? Puoi davvero fare quello che dici? Perché dovrei crederti? E adesso?”

 

Dare informazioni precise per esempio con i cost examples, rende il donatore in grado di capire cosa l’organizzazione farà con la sua donazione, perché devono “sentire” che serve a qualcosa.

Dal mio portfolio: Direct Mailing di ActionAid con cost examples

 

Connectedness

Per creare connessione le storie sono fondamentali. Non tanto la storia dell’organizzazione ma quella dei suoi beneficiari o di altri membri del programma con i quali identificarsi.
Raccontiamo che il donatore è colui che fa accadere il buono, le cose giuste, il cambiamento, ed evidenziamo i suoi tratti morali per renderlo orgoglioso di se stesso.

In questa fase possiamo anche mostrare a chi il donatore non vuole assomigliare (disidentification).

Charity:Water September campaign. “Sii colui che vede il bisogno! Non essere come chi non lo fa!”

Nei materiali possiamo inserire un regalo, per incentivare e coinvolgere maggiormente. (exchange relationship)

Dal mio porfolio: Girandola origami inserita in un DM di conversione per Fondazione Veronesi. (Con il tuo sostegno regolare, fai girare la ruota della ricerca donando cura, salute, conoscenza, impegno…)

 

In base all’organizzazione faremo più leva sull’identità personale rispetto a quella collettiva. 

Charity:water punta da subito sull’essere parte di una community (The Spring).

Se l’organizzazione nasce da una fede religiosa, mettere in evidenza questa identità dei donatori genera una maggiore risposta.

La chiave è riuscire a coinvolgerli moralmente in questo percorso per permettere di averli sempre accanto con il loro sostegno anche nel futuro.

 
Nel prossimo articolo parleremo della fase più importante: il Grazie…

 

 
 
 

Philanthropic Psychology – Part 1/4

Nel 2020, in piena pandemia e durante la maternità per la mia secondogenita Nives, sapendo che per qualche mese non sarei stata troppo impegnata con brief, deadline e riunioni ho deciso di investire il tempo più lento per dedicarmi a qualcosa che vorrei sempre fare con più costanza: lo studio e l’aggiornamento.

Mi sono iscritta così al corso di “Certificate in Philanthropic Psychology” organizzato dall’Institute for sustainable philanthropy con i professori Jen Chang e Adrian Sargeant.

Anche se è passato un po’ di tempo, ho pensato di pubblicare il mio elaborato finale dividendolo in qualche articolo.

Spero siano interessanti!

Buona lettura!

Come utilizzare il design per agevolare il benessere psicologico dei donatori in un programma di donazione regolare.

 

INTRODUZIONE

In questo elaborato finale racconterò come possiamo migliorare l’esperienza del dono dei donatori in un programma di donazione regolare e come rafforzare e far crescere il legame in tutte le fasi del percorso. 

Il mio sarà il punto di vista di un creativo, il mio lavoro infatti, come campaign and graphic designer è quello di lavorare con i fundraiser nel progettare i materiali di comunicazione e raccolta fondi destinati ai loro sostenitori. 

Parlerò di design e di come questo possa contribuire a rendere i materiali più efficaci e quindi più facilmente comprensibili dai donatori, per guidarli a compiere determinate azioni e farli sentire parte fondamentale della relazione con l’organizzazione. 

In particolare mostrerò come la grafica, il copy, le immagini possano comunicare alle identità (personali e collettive) più importanti, forti, salienti, e rilevanti dei donatori, aumentando così autonomia, competenza, connessione, crescita, scopo nella vita e accettazione di sé e quindi accrescere il coinvolgimento del donatore attraverso il suo benessere psicologico, per incrementare e massimizzare la crescita della raccolta fondi.

Il programma di donazione regolare è sicuramente un canale di raccolta fondi importante in una nonprofit, perché nasce per portare risorse in maniera continuativa e rendere così l’organizzazione sostenibile nel tempo ma soprattutto permette di instaurare una vera relazione di reciprocità con i supporter.

Recurring donors have a lifetime value five times grater than that of a one-time donor. (classy.org)

PROGETTARE UN PROGRAMMA DONAZIONE REGOLARE

Nella fase di progettazione dobbiamo capire come vogliamo che si senta il donatore quando entra in contatto con la nostra organizzazione, e questo inizia con il costruire il brand. 

Il brand non è rappresentato da solo un bel logo, da una grafica all’ultimo trend o un’immagine patinata, il brand rappresenta come i donatori vivono l’organizzazione. (how donors experience the organization – John Lepp) come il donatore si sente quando ascolta le storie che vengono raccontate, come reagisce ai problemi che chiediamo di risolvere, cosa prova quando dona, cosa spera di cambiare nel mondo con il suo sostegno, quali sono i valori che condivide con l’organizzazione.

Il design è a servizio di tutto questo, per costruire un brand forte, coerente e autentico.

Dare un nome al programma di donazione regolare è un ottimo modo per aiutare i donatori a identificarsi con l’organizzazione e con altre persone come lui, facendolo sentire parte di un gruppo, di una community (organizational identity) che agisce insieme per lo stesso obiettivo.
Il nome crea questa nuova identità, rinforza l’impegno ogni volta che viene pronunciato, mantiene alto il coinvolgimento e aiuta a sentirsi parte di qualcosa di speciale, esclusivo, proprio come vogliamo che si sentano i donatori. 

A brand is a story that’s always being told. (Vik Harrison)

The Spring is è il nome del programma di donazione regolare di Charity:Water.

Dal mio porfolio: Eroe per WeWorld

Parte fondamentale di un brand sono le storie che si raccontano, per un’organizzazione nonprofit sono storie dalla forte connessione emotiva in cui il donatore è l’eroe: farlo sentire importante, metterlo al centro mostrando la persona straordinaria che può diventare diventando membro del programma, presentando la sua nuova identità di persona generosa, di changemaker, attraverso un linguaggio fatto di emozioni e motivazioni che lo portano ad agire. Donare può farlo cambiare, trasformarlo e farlo sentire meglio, accorciando la distanza tra la sua identità attuale e quella ideale. Rendere l’esperienza del dono come un’espressione della loro identità, con cui esprimere loro stessi e provare sentimenti positivi.

Questa è solo la prima parte, se hai qualche curiosità scrivimi pure!
Dal prossimo articolo entriamo nel vivo con la prima fase del programma: promozione e acquisizione…

 
 

 

 
 
 

Più PIN per tutti!

Se c’è una cosa che ho imparato nel 2020 è stata quella di continuare a fare progetti…per non pensare troppo alla pandemia in cui siamo finiti tutti, ho cercato di tenermi impegnata il più possibile: sicuramente la maternità e la nascita della mia bimba hanno riempito non poco le mie giornate (e nottate) ma anche l’aspetto professionale è stato direi di vitale importanza.

Ogni giorno, dalla scrivania del mio piccolo ufficio casalingo cerco di imparare qualcosa di nuovo, studio, provo almeno virtualmente a “uscire” da ciò che già conosco per andare fuori e trovare prospettive diverse.

Mi piace osservare soprattutto quello che succede fuori dall’Italia, informarmi su blog, social o tramite newsletter che parlano di nonprofit e di come fare fundraising in altre parti del mondo.

In tutti questi percorsi spesso trovo ispirazioni, spunti creativi, modi diversi di comunicare che si traducono poi in strumenti e conoscenze utili a migliorare il mio lavoro con le organizzazioni nonprofit.

In particolare, oltre agli eventi a cui partecipo, agli innumerevoli webinar che cerco di seguire, ai vari articoli che mi prometto di leggere sempre, c’è un luogo virtuale in cui mi immergo spesso per “esplorare”. Ed è Pinterest!

Pinterest è il social network che utilizzo all’inizio di ogni lavoro o progetto per aprire la mente, scovare possibilità e fare ricerca, sapendo da dove inizio ma trovando spesso le ispirazioni giuste nei percorsi più improbabili. Ma soprattutto nel mio profilo mi permette di raccogliere o meglio di pinnare tutto ciò che secondo me merita di essere salvato e ricordato. 

Quindi ho pensato…perché non utilizzarlo in modo che possa essere utile anche ad altri?

Taaa daaa! Ecco il canale Pinterest dedicato al nonprofit ad uso dei fundraiser e di coloro che si occupano di raccolta fondi.  Ovviamente è un luogo in continua esplorazione che si arricchisce anche ogni giorno, perché per fortuna le buone idee non finiscono mai!

Ho organizzato i contenuti in diverse bacheche suddivise per argomento ad esempio:

  • Fundraising projects & Non profit campaigns
  • Fundraising articles, infographics, webinars
  • Direct marketing
  • Packaging
  • Brochure

Ma si spazia anche tra la grafica, l’illustrazione, il lettering e si possono visualizzare qualche immagine dal mio portfolio e i miei freebies.

Vi presento qui alcune delle idee a mio parere più interessanti che ho scovato nel 2020.

Dalla bacheca Fundraising projects & Non profit campaigns

 

Born Free Foundation – Creature Discomforts: Life in Lockdown

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Qui siamo in pieno lockdown, ognuno di noi sta facendo esperienza di cosa voglia dire dover stare chiusi in casa e avere una libertà limitata. In questo video Born Free Foundation fa pronunciare ad alcuni animali in cattività le frasi di persone che stanno vivendo questa situazione di privazione temporanea. Elefanti, leoni, tigri invece sono costretti a vivere così per sempre. Anche se la causa della protezione degli animali appare distante dall’emergenza coronavirus, questo modo di comunicare avvicina, genera un’empatia molto forte e il messaggio arriva.

 

Water Aid –  Bathroom sessions

Sempre durante l’emergenza, abbiamo capito tutti l’importanza di lavarsi le mani. Water Aid è un’organizzazione che opera per portare l’acqua dove non c’è, il suo lavoro è quindi ancora più importante in questo momento. Per sensibilizzare il suo pubblico e per raccogliere fondi, soprattutto via SMS, ha organizzato una serie di concerti con diverse star…dal loro bagno, che dicono essere la stanza con la migliore acustica della casa!

Chi come me è cresciuto negli anni 90’ non può perdersi il concerto di MEL C delle Spice Girls!

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Sense Sign School with Mr Tyrese

Lui è Mr Tyrese e grazie a lui ho imparato la lingua dei segni. Beh non proprio tutta…ma dopo essermi iscritta sul loro sito, per 5 giorni ho ricevuto una email con una semplice ma istruttiva lezione.

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https://www.youtube.com/watch?v=bBTwbHuk9tA
 

L’iniziativa è stata organizzata da Sense un’organizzazione britannica che fornisce supporto alle persone con disabilità per aiutarle a comunicare e non rimanere isolate o escluse, senza poter esprimere il proprio potenziale.

In ogni email, oltre a trovare la lezione del giorno con nuovi segni da imparare, Tyrese racconta in prima persone qualcosa di sé e della sua condizione e di come Sense abbia aiutato lui e la sua famiglia.

Un bel modo di raccontare l’organizzazione e coinvolgere, Mr Tyrese è davvero un ottimo insegnante!
Seguendo l’hashtag #sensesignschool si possono vedere anche i video realizzati dai suoi “alunni”.

 

Dalla bacheca Fundraising articles, infographics, webinars

 

Un articolo dell’Institute for Sustainable Psychology su quanto sia importante conoscere i donatori sempre di più…

Before people choose to give to a charity, they are not donors. They are people with their individual likes and dislikes…

John Lepp è uno degli esperti di fundraising che seguo di più. Parla spesso di design a servizio del fundraising e questo podcast è tutto da ascoltare!

The truth is, good fundraising design is less about how something looks, and more about how something works.

Infine, le infografiche di Steven Screen che ogni venerdì arrivano puntuali con la sua newsletter
Di settimana in settimana le sto raccogliendo tutte e potete vederle proprio qui.

Make Giving Enjoyable

Era il 2016 quando ho deciso di diventare una consulente per il nonprofit, dopo un percorso di oltre 10 anni sempre a contatto con organizzazioni grandi e piccole.

Ho messo insieme tutto quello che avevo imparato su fundraising e comunicazione e, anche se all’inizio non avevo ben chiaro cosa avrei potuto offrire, mi sono buttata: all’ultimo momento ho prenotato un posto al Festival del Fundraising e ho cominciato con un brand in piccolo, una landing page abbozzata e qualche biglietto da visita un po’ sopra le righe (c’era un tattoo temporaneo con la scritta Donor Love, chi se lo ricorda??).

Guardando indietro, beh direi che la partenza è andata bene e quello che è arrivato dopo ancora di più. In quattro anni ho lavorato davvero tanto e per questo devo ringraziare le organizzazioni che hanno creduto in me e soprattutto i fundraiser con cui ho collaborato e con i quali mi sono sentita parte di un team e non tanto in una relazione da consulente-cliente. 

Grazie a loro ho affinato le mie competenze apprese sul campo, che mi hanno portato sempre più ad approfondire ogni aspetto del fundraising e della comunicazione rivolta in particolare ai donatori.

Questa breve introduzione per raccontare quello che è successo durante questi mesi un po’ particolari del 2020: ho cominciato a pensare che fosse arrivato il momento di fare il famoso punto della situazione, di ragionare e mettere ordine nel marasma di idee che ho in testa, per poter fare un salto di qualità.

Ho quindi iniziato un percorso di rebranding (grazie Paola!) e di progettazione che durerà ancora nei prossimi mesi, ma qualche piccolo cambiamento è già in corso e ve lo voglio raccontare in questo che è a tutti gli effetti il primo post del mio blog. (una delle novità appunto!) 

La notizia più importante però la lascio alla fine! Non vale scorrere in fondo!

1. Ho un nuovo pay-off

martamirti_logo2020

Dal logo ho tolto la parola creativity per far posto a Communication for Nonprofits. 

La “creatività”, sembra assurdo ma era una parola che cominciava a starmi stretta: continuerò ad occuparmi di “creare” campagne, grafica e materiali per il nonprofit ma in maniera più strutturata e sempre più al servizio della comunicazione delle organizzazioni e soprattutto della relazione con i donatori.

Creatività è scienza, soprattutto quando è applicata al raggiungimento di un obiettivo. (Sergio Spaccavento)

Desidero che la creatività abbracci ancora più aspetti della comunicazione, che si affianchi alla strategia, che sia inserita in un percorso strutturato.

Applicare la creatività al fundraising è molto di più di creare grafiche, campagne e comunicare un messaggio: è ispirare al cambiamento, coinvolgere in una mission, creare relazioni forti per accompagnare il donatore in uno scambio e farlo sentire sempre al centro del legame con l’organizzazione che ha scelto di sostenere.

La creatività è davvero importante per quello che facciamo (fundraising), perché c’è così tanto scopo. Abbiamo l’argomento più bello di cui parlare che ha l’infinita capacità e inventiva e ispirazione e creatività. (Ken Burnett)

E questo mi porta alla seconda novità…

2. Make Giving Enjoyable

Direi che potrei definirlo il mio motto, ma potrebbe essere anche il motto di tutti i fundraiser e delle persone che lavorano nelle organizzazioni a contatto con i donatori.

Il senso è chiaro: rendere il “donare” un’esperienza appagante, ricca, completa che non si esaurisce nel solo gesto di trasferire denaro ma che ha significati più profondi. 

I donatori vogliono sentirsi importanti e necessari, essere apprezzati e ricordati, vogliono migliorare le cose. (John Lepp)

Donare è un’esperienza piena, stimolante, arricchente per il donatore ma anche per il fundraiser, perché è una relazione quella di cui stiamo parlando 

Make Giving Enjoyable è un invito per tutti i fundraiser che con il loro lavoro ispirano, coinvolgono, comunicano per far compiere il gesto più bello di tutti, la donazione, tangibile e reale, che si ricorda e che davvero cambia il mondo e le persone.

Il mio lavoro sarà proprio lavorare con i fundraiser con questo scopo!

Ricordiamo alle persone del loro gesto, che sono parte di una community, raccontiamo storie di impatto, mostriamo loro il cambiamento che sta accadendo nel mondo perché loro hanno deciso di donare. (Scott Harrison)

Raccontare, coinvolgere, sviluppare una relazione durature forte e di fiducia, non si può fare solo con un bel messaggio impaginato bene.
Mi sono resa conto di voler rafforzare alcuni lati della mia formazione per apprendere anche competenze diverse.

Sono quindi diventata membro di Fundraising Everywhere una piattaforma con moltissime risorse e possibilità di interagire con esperti da tutto il mondo, oltre ad offrire diversi eventi legati al fundraising. (l’ultimo è stato Individual Giving Summit, davvero molto ispirante!)

Fundraising is a craft. Fundraising is a science. Fundraising is an art. You can never stop learning. (Lisa Sergant)

Inoltre, per 8 settimane tra giugno e luglio sarò impegnata a seguire il corso in Certificate in Philanthropic Psychology dell’Institute of Sustainable Philanthrophy, perché imparare a capire meglio i donatori per creare messaggi e comunicazioni sempre più in linea con quello che desiderano, (appena finisco il corso ve ne parlerò)

As we get to know our donors, we begin to develop an understanding of what forms of support might be right for them and contribute the most meaning to their lives. (Scott Harrison)


E ora qualche sorpresa per voi!
Dagli sfondi per desktop e smartphone fino ai tag cartacei da attaccare dove si vuole per ricordarsi di “Make Giving Enjoyable“! Li puoi scaricare qui!

Donare fa bene, donare fa vivere più a lungo, fa funzionare meglio il cervello. Come possiamo non avere successo nel promuovere questo atto così pieno di significato?! E’ un compito fantastico quello che abbiamo, facciamolo! (Ken Burnett)

3. Sono lieta di annunciare…

E veniamo alla novità più importante, che poi è quella che mi terrà davvero impegnata nei prossimi mesi…

Ad agosto nascera la mia bimba!
E per questa occasione non potevo non organizzare un baby shower un po’ speciale!

Ho creato una raccolta fondi “My Baby Water shower” a favore di Charity Water, di cui sono donatrice e si può dire anche una fan.(magari ne parlerò in un prossimo articolo)

Mi aiutate a raggiungere il mio obiettivo? Ogni donazione sarà super apprezzata e in più, coloro che doneranno, se lo desiderano, riceveranno anche un piccolo ma significativo regalo, perché …

…Every drop counts, every you counts!


Cosa ne pensi di queste novità? Questo è solo l’inizio di qualcosa di nuovo che non so ancora bene che forma avrà ma prometto di lavorarci per tornare, dopo la nascita della mia bimba, ancora più in forma, (spero anche come taglia di pantaloni!)

Già nelle prossime settimane ci saranno altri piccoli cambiamenti quindi…Stay tuned!

Grazie mille per aver letto fini a qui e buona estate!

P.S. Se hai qualche suggerimento, consiglio o idea da condividere sono sempre qui! Scrivimi!